Dottoressa Maria Grazia Catellani, Federazione Italiana Medici Pediatri
Grazie di aver pensato, forse guardando il manifesto di questa Conferenza territoriale che rappresentava il bambino, di coinvolgere anche i pediatri di base, anche se all’ultimo momento, in questa manifestazione.
Grazie, quindi, soprattutto a Beppe Vaccari,che ha pensato anche ai pediatri, forse perché ormai, con le sue figlie e i nipoti acquisiti, conosce bene il lavoro del pediatra di libera scelta e sa che i pediatri di libera scelta, o di famiglia, che dir si voglia sono cambiati molto in questi anni.
Credo che noi spesso non siamo coinvolti perché esiste ancora un pregiudizio nei nostri confronti: il pregiudizio del pediatra di base che è un libero professionista, isolato nel suo studio che non vuole assolutamente inserirsi nel SSN.
Questo non è assolutamente vero perché in questi anni il pediatra di base è cambiato, si sente parte di un Sistema Sanitario, è cambiato il suo modo di lavorare. Cominciano a nascere le associazioni fra pediatri, abbiamo collaborato alla stesura del piano sanitario regionale, dove abbiamo richiesto ed ottenuto che fosse inserita un’area propria di programmazione, di individuazione dei bisogni della popolazione pediatrica.
Ci siamo dati disponibili proprio per entrare nei nuclei di cure primarie pur richiedendo una nostra specificità.
Farsi ascoltare, quindi, in questo periodo non è stato facile, però, prendiamo atto della disponibilità che ci viene data in questo momento. Capiamo benissimo i motivi per cui siamo un po’ dimenticati. In effetti le amministrazioni, e soprattutto quella della nostra regione, sono prese dal grosso problema degli anziani e noi, che seguiamo una fascia così piccola, così minima di popolazione, capiamo bene come, in certi momenti, possiamo essere, se non dimenticati, posti in secondo piano.
Però il bambino, così come il pediatra, non è un’isola: il bambino è un microcosmo attorno al quale ruotano tutta una serie di problemi, ruotano le problematiche della famiglia. Spesso la famiglia parla ed esprime i propri bisogni attraverso il bambino; quindi, il pediatra di famiglia non cura soltanto il bambino, ma viene a contatto con tutta una serie di problematiche familiari e sociali.
Sentiamo, proprio per questo tipo di esperienza, di dichiarare la nostra disponibilità al confronto, non soltanto con le istituzioni, non soltanto con gli enti locali, ma con le rappresentanze dei cittadini, dei genitori, del volontariato, proprio per individuare i bisogni.
E allora quando si parla di piano della salute i progetti della salute possono essere comuni sia per la MG che per la Pdls : l’educazione all’alimentazione, ai consumi, al fumo, ma anche le problematiche che riguardano il mondo della scuola con le quali noi da sempre siamo a contatto e forse abbiamo rilevato per primi, proprio per la peculiarità del nostro lavoro che sono in questi giorni sulle pagine dei giornali, le problematiche di educazione alla salute che sono anche, per esempio, il rapporto con lo sport, con il mondo dello sport e non so, viene ancora da chiedersi se lo sport sia ancora salute, così come è concepito, con una connotazione molto marcata di agonismo, piuttosto che educazione e formazione dell’individuo.
Poi i bisogni di tutte quelle fasce di popolazione che sono spesso dimenticate perché non hanno voce, quindi non hanno la forza né la capacità di esprimere i propri bisogni, che però noi vediamo intorno a noi, sono le nuove povertà, gli extracomunitari e che spesso non rientrano nei progetti di salute.
Molte volte continuiamo a far prevenzione su chi non ne ha bisogno, mentre c’è una fascia di popolazione che continua a sfuggirci e che diventa sempre più grande; quindi la nostra è una disponibilità alla collaborazione, una disponibilità al lavoro non soltanto con gli enti sanitari ma con gli enti locali e più che una disponibilità direi che è proprio una necessità che noi sentiamo per migliorare sia la qualità del nostro lavoro che la qualità di salute del bambino e della famiglia. Grazie.