Intervento Fattori

La costruzione di un piano per la salute
Giuseppe Fattori, Dirigente Aziendale USL, Responsabile Commissione PPS

Il Piano Sanitario Nazionale individua l’esigenza di costruire un Patto di Solidarietà per la Salute tra “le istituzioni preposte alla tutela della salute e una pluralità di attori”: Enti Locali, Sindacati, Terzo Settore, medici, infermieri ed altri operatori sanitari, Scuola …, tutti impegnati per il comune obiettivo della tutela e della promozione della salute. I Piani per la Salute rappresentano lo strumento per la realizzazione di questa nuova Politica per la Salute.

Quale percorso diamo ai piani per la salute?
La prima fase riguarda il coinvolgimento e l’informazione. A Modena è già partito a livello distrettuale un lavoro di coinvolgimento, in quanto la Conferenza Sanitaria Territoriale ha deciso di implementare nei vari distretti i Piani per la Salute con i Sindaci e con i Comitati Consultivi Misti. Ogni punto del percorso individuato presenta dunque un livello provinciale ed un livello distrettuale; in tal modo, nella nostra provincia ci sarà una strategia generale dei Piani per la Salute, ma sarà possibile tenere in considerazione anche le peculiarità locali. Ci sono infatti aree di sviluppo per l’industria alimentare, per la ceramica, per il bio-medicale che sicuramente condizioneranno alla fine i bisogni dei cittadini.

Il secondo punto è la condivisione. Oggi è un momento centrale per la condivisione dei Piani per la Salute. Nel processo di condivisione noi teniamo conto anche delle esperienze in corso: “Città Sane”, “Agenda 21”, il progetto “Ospedali per la Salute”, la programmazione sanitaria in corso; dobbiamo recuperare tutto ciò che stiamo facendo e gradualmente riportarlo ai Piani per la Salute.

L’avvio della formazione è la terza tappa. Il Professor Liberati ha parlato del “laboratorio dei cittadini competenti” ed ha accennato al fatto che al mondo pochi hanno portato avanti i Piani per la Salute. Si tratta infatti di un processo di notevole complessità e noi siamo i primi in regione assieme ad Imola e Bologna Nord a sviluppare questo percorso. E’ particolarmente complicato spiegare che cos’è il laboratorio dei cittadini competenti; io userò questo titolo del giornale “Libero” dell’8 novembre “La mutua ha ucciso 247.000 persone in tre anni. Ha fatto più morti della guerra nei Balcani“. Come facciamo noi tecnici o cittadini o chiunque sia ad interpretare questi messaggi che ci arrivano? Riguardo alla realtà di Modena, abbiamo fatto uno studio sulle varie classifiche nazionali. La Confindustria colloca Modena al primo posto nello sviluppo economico e sociale ma il rapporto di “Italia Oggi” ci mette al 33esimo posto per la qualità della vita (su 103 province); siamo i primi nello studio Eurocare 2 (questi sono tutti studi esterni sia all’Azienda USL di Modena che al Sindaco) e dall’altra parte siamo 120esimi (su 216 USL) nelle morti evitabili; siamo i primi nei trapianti multiviscerali e 89esimi nella mortalità infantile (su 103 province). Gli accoppiamenti presentati hanno un rapporto: fare un trapianto, oltre all’abilità tecnica del Professor Pinna, richiede, alle spalle, un’organizzazione molto complessa; la mortalità infantile è un indicatore di civiltà nel mondo; nelle morti evitabili hanno messo anche le morti per incidenti stradali, per fumo di sigaretta o per delinquenza. Come fa il cittadino, o anche il professionista, ad orientarsi? Tutte le volte che esce un titolo così i tecnici, gli epidemiologi, passano qualche giornata a capire cosa è successo.
Tornando al laboratorio che il CEVAS sta proponendo e sviluppando, esso ha già consolidato un primo progetto nel distretto di Sassuolo; al di là del tema (in quel caso si parla degli anziani e dell’osteoporosi), è interessante la metodologia e si è deciso di proporla a tutto il resto della provincia.

La quarta fase comprende il profilo di salute e la ricognizione di bisogno, di cui, in seguito, parlerà anche l’assessore Caldana. Abbiamo preso come base il lavoro già fatto a Modena per “Città Sane”, sempre nell’ottica di recuperare il patrimonio di questa collettività. Nella ricognizione dei bisogni, oltre ai numeri e ai dati epidemiologici, si terrà conto dei bisogni percepiti; esiste infatti un equilibrio, una “sostenibilità psicologica” da parte di una comunità (ricordate, ad esempio, quando in Inghilterra non hanno fatto un trapianto ad una bambina perché non era “evidence based”; la nostra comunità forse non ha la forza di sostenere psicologicamente queste rigidità). Costruiremo pertanto il profilo di salute, mettendo insieme i numeri, ovvero i dati della nostra collettività (dati economici, sociali, la scolarità, il reddito), con i bisogni percepiti. Se in questo momento un tema sentito è l’elettrosmog oppure la mucca pazza, in qualche modo dovremo tenerne conto.

Segue quindi la fase della selezione delle priorità: nel mondo, nessuno ha saputo farla bene perché i criteri devono tener conto della cultura locale (nel nostro caso decideremo cosa prendere dagli indirizzi della Regione che ci sta guidando in maniera forte nell’impianto dei Piani per la Salute) e delle esigenze locali. Il Piano per la Salute sarà unico ma avrà delle articolazioni locali fino ad arrivare alla definizione dei programmi; come accennava il Dott. Rubbiani, i temi forti, anche alla luce delle indicazioni dei Piani Sanitari Nazionale e Regionale, saranno gli anziani, le malattie oncologiche e vascolari così come la tutela dei soggetti deboli.

Concludo con un esempio, per cercare di semplificare un tema così complesso. Obiettivo: come migliorare l’alimentazione. Chi coinvolge in questo caso il patto?

  • gli enti locali che hanno un ruolo importante nella distribuzione; decidere se potenziare gli ipermercati o la piccola distribuzione, al di là delle valutazioni di merito, cambia il modo di alimentarsi, di spostarsi (a piedi/autobus/auto) ed ha ripercussioni sul traffico stradale.
  • le aziende sanitarie che hanno compiti di controllo; mai come adesso, in seguito all’emergenza “mucca pazza”, questo tema risulta così chiaro.
  • la scuola; l’educazione alimentare ha successo solo se enti locali, scuole ed aziende la fanno assieme.
  • i capitali di mercato, l’offerta, ovvero come riuscire a fare in modo che nei nostri supermercati degli alimenti interessanti siano più fruibili e messi in prima fila rispetto ad altre collocazioni.
  • le associazioni di volontariato, le organizzazioni; l’Associazione Anziani ha individuato questo argomento come prioritario nei Piani della Salute riguardo agli anziani.
  • il singolo cittadino: l’adesione. Il Patto di solidarietà per la Salute è un atto singolo; dopo tutte quello che abbiamo detto, dopo tutti gli spot per smettere di fumare o mangiar meglio, la scelta di come orientare i nostri comportamenti è una scelta individuale.

L’obiettivo finale si raggiunge soltanto con un’alleanza tra tutti questi settori, quindi le politiche della salute dovranno entrare in tutti gli altri settori, dalla viabilità, al traffico, allo sviluppo industriale. La giornata di oggi rappresenta l’inizio del Patto per la Salute che parte qui da noi.